Niente Marvel contro DC, niente Evangelion o Berserk. In Corea del Nord l’assortimento di fumetti presente nel resto del mondo non è disponibile. Come molte altre cose, s’intende: la parte settentrionale della penisola, vittima di dittatura personalistica da più di settant’anni, nega ai propri cittadini gran parte delle libertà fondamentali e gli albi illustrati non saranno certo la prima necessità a venire alla mente. Ma anche i giovani nordcoreani avranno bisogno di passare il tempo leggendo storie avventurose. Niente paura: il regime di Pyongyang ha pensato anche a questo. Vi presentiamo i gruimchaek, i fumetti ufficiali – letteralmente – della Corea del Nord.

Juche, l’ideologia nordcoreana
La parola chiave è juche (주체). Si tratta dell’ideologia imperante in Corea del Nord fin dai tempi di Kim Il-sung, il primo dittatore nordcoreano che salì al potere nel 1948. Juche significa letteralmente “autosufficienza”, vale a dire patriottismo, socialismo, autarchia – non solo per rassicurare, ma per far “gioire” del pesante isolamento nel quale il Paese è sprofondato ormai da molto tempo.
Senza mezzi termini, insomma, è la solita vecchia propaganda, con un aggravante di settant’anni di separazione non solo dal resto dei “fratelli” coreani, ma da tutto ciò che non sia Repubblica Democratica di Corea. E forse è proprio questo il dettaglio che fa la differenza: anche per i livelli delle dittature totalitarie, raramente si assiste a una simile assenza di ricambio d’aria con l’esterno. Con conseguenze ben evidenti sulla vita quotidiana e in forme non solo politiche, ma anche e soprattutto culturali.
Per riempire questo vuoto, niente è lasciato al caso: culturalmente parlando esistono “versioni nordcoreane” di tutto, da esempi più classici come la musica e i film, ai sistemi operativi per computer e cellulari. Lo Stato ha sempre un occhio rivolto all’estero: il defunto Kim Jong-il, goloso di pizza, qualche tempo fa mandò le proprie spie in giro per il mondo, per cercare di carpire i segreti della buona cucina all’italiana. Un esempio al limite, ma che permette di capire il doppio standard nelle libertà concesse agli alti apparati statali e ai semplici cittadini. Il regime sonda continuamente quanto avvenga nel resto del globo per poi rielaborarlo in chiave juche.

Gruimchaek, i fumetti in Nord Corea
Anche i fumetti provenienti dalla Corea del Nord, infatti, hanno un’impronta estera pesantemente modificata per risultare adatta all’ideologia locale. L’ispirazione per essi, come si può immaginare, nasce dai ben più gloriosi vicini giapponesi, i manga.
Ma i fumetti tipici della Nord Corea sia chiamano gruimchaek (ㄱ릠챜), letteralmente “albi con immagini”: si tratta di lavori di bassa qualità, tanto che accostarli ai più noti prodotti nipponici sarebbe un complimento eccessivo. Oggi solo pochi gruimchaek giungono di contrabbando nell’adiacente Cina – e da lì in tutto il mondo, in particolare tra i collezionisti – e ciò permette di avere un’idea approssimativa di tali albi e del loro contenuto.
Lo stile grafico e narrativo appare rozzo, approssimativo; la qualità di carta e colori è bassa, anche se dagli esempi noti pare ci sia perfino stato un miglioramento in termini produttivi: i primi gruimchaek erano infatti costituiti da tavole monocromatiche con improbabili colorazioni blu, marroni o verdi. I “grandi successi locali”, invece, possono oggi vantarsi di disporre di colorazione vera e propria e, a occhio, quel genere di qualità che ci saremmo potuti aspettare dai vecchi, primissimi numeri di Topolino editi in Italia. Con la differenza che gli esempi provenienti dalla Corea del Nord sono datati intorno ai primi anni Duemila.
È possibile inquadrare i gruimchaek in quella categoria di pubblico che per i manga prende il nome di seinen, ossia adolescenti e giovani adulti. I temi affrontati corrispondono nel dettaglio a quanto ci si aspetterebbe: eroe (o eroi) della gloriosa Corea del Nord, che nel corso del fumetto salvano la giornata contro una terribile e malvagia minaccia esterna, che nella quasi totalità dei casi è identificabile con gli Stati Uniti o con un’allegoria atta a rappresentarli. Comunque sia, la Corea del Nord ne esce sempre più o meno direttamente come futura e meritevole salvatrice del mondo.
Poco sarebbe a noi noto di questi albi se non fosse – come accennato – per il contrabbando ma soprattutto per le ricerche di pochi studiosi. Uno di questi è Heinz Insu Fenkl, coreano-americano professore associato di Letteratura alla New York State University. Fenkl è probabilmente l’unico ad aver tradotto in inglese alcuni di questi albi che plasmano la mente dei giovani nordcoreani. I risultati non sono sorprendenti, sapendo cosa doversi aspettare, ma sono sicuramente interessanti.
Sul piano immaginifico, l’impronta classica da “socialismo asiatico” è onnipresente, anche infilata laddove la finzione del fumetto non abbia risvolti reali ma si svolga in mondi fantastici e di fiaba. Sul suo sito, Fenkl riporta la propria opera di traduzione di quattro albi, liberamente sfogliabile. Il più apprezzato di essi, pare vero e proprio successo tra i giovani coreani, è Grande Generale Ala Potente.

Grande Generale Ala Potente e i suoi fratelli
Inglesizzato da Fenkl come Great General Mighty Wing, questo fumetto è forse il più in vista di sempre nella storia della Nord Corea, come un Superman o un Batman, e rappresenta al meglio quanto finora detto su temi e propaganda. Il tutto è allegorico, ma nemmeno troppo: Mighty Wing è una piccola e combattiva ape, personaggio di fiducia dell’ape regina assieme ai suoi fidi compagni Wing-Wing e Zing-Zing. Proprio dalla regina i tre sono chiamati per far fronte a una terribile minaccia, quella delle cattivissime vespe che intendono distruggere il pacifico e operoso popolo delle api.
In una serie di vignette sì colorate, ma mal narrate e disegnate, Mighty Wing e colleghi ricevono dall’ape regina l’onore di comandare le ronzanti armate contro il pungente invasore, la cui minaccia è stata parzialmente respinta (riferimento alla Guerra di Corea) ma ancora incombe, e ha costretto le api a dover ricostruire gli alveari e trascurare il sacro Giardino dei Mille Fiori.
L’idea che Grande Generale Ala Potente vuole dare è quella di un popolo creativo, pacifico, orgoglioso minacciato da chi da fuori vuole distruggerlo per nessun altro motivo che non sia cattiveria o avidità. È in sostanza il funzionamento base della propaganda, che crea blocchi ideologici a far da quadro e a cui, poi, chi ne è vittima si ritrovi a fare inconsciamente riferimento al momento di valutare gli avvenimenti reali.

E ce n’è per tutti i gusti – anche se con poca fantasia. Mighty Wing, seppure irraggiungibile in popolarità, ha infatti molti fratelli di vario successo. Un grande classico è Tempesta nella giungla (2001), che ha per protagonisti due scienziati nordcoreani (entrambi chiamati Kim, come Kim Il-sung e Kim Jong-il) in un innominato Paese africano. I locali li eleggono leader grazie alle loro indiscutibili virtù (!), e cercheranno di far fronte alla minaccia di una generica “Mafia” che affligge il mondo e, in particolare, il generoso popolo nordcoreano. Qui la chiave di lettura è strettamente geopolitica, e si rifà all’avvicinamento spesso tentato dalla Corea del Nord ai Paesi africani in contrapposizione all’americanocentrismo.
Il segreto della frequenza “A” (1994), pur mantenendo gli stessi canoni, è a suo modo sorprendente perché dimostra la conoscenza dello Stato nordcoreano di quanto avvenga nel resto del mondo. Questa improbabile versione di Akira, infatti, è basata su due teorie del complotto diffuse in Occidente e in particolare negli Stati Uniti, ossia quella delle nocive emissioni elettromagnetiche prodotte da HAARP (in realtà impianto di ricerca scientifica e in disuso dal 2013) e – addirittura – la meno nota teoria che ha alla base il moderno standard di accordatura degli strumenti da concerto. Secondo certi complottisti, non meglio precisati “poteri forti” avrebbero cospirato perché la musica sia suonata a una frequenza che rende gli esseri umani meno felici. Sicuramente Kim e soci avranno dovuto scavare a lungo nei peggiori angoli dell’Internet “occidentale” per trovare questo genere di riferimenti.

La falsariga è ben mantenuta con fumetti come La chiave di cristallo (1992), che – a questo punto lo immaginate – tratta di un pacifico villaggio che ospita una fonte miracolosa, e tutto va meravigliosamente finché la notizia della fonte non giunge alle orecchie del temibile “capo dei ladri”.
E poi ci sono tutti gli altri, la grande collana di (quelli che sono noti tra i) fumetti della Corea del Nord. Per la maggior parte abbiamo a che fare con storie di guerra e nazionalismo, come Ragazza cecchino (2004), Operazione Stella Cometa, Generale Perdente e i moscerini (2005), e nientemeno che la Guardia della Gioventù Fioredifuoco (1999).
E non dimentichiamoci delle fiabe per bambini più piccoli, come Il giovane procione sulla collina dei fiori (1992). Di quest’ultimo non c’è un testo consultabile, ma è facile immaginarsi quanto colma di juche possa mai essere quella diavolo di collina.
Fonti cartacee:
- G. Ford – S. Kwon, North Korea on the Brink. Struggle for Survival, Pluto Press, 2008.
- V. Bastianelli, La censura dell’informazione digitale in Cina e Corea del Nord, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, 2017.